Quando si parla di rischio chimico la maggior parte delle persone prende l’argomento in maniera abbastanza superficiale. Il solo fatto che un prodotto sia all’interno di una bomboletta spray pare sia condizione sufficiente per dormire sonni tranquilli, mentre invece non è propriamente così.
Infatti, questi prodotti sono sempre associati ad una scheda di sicurezza (che chiunque può richiedere al punto vendita oppure online) sulla quale sono indicate informazioni preziose per l’utente e per il lavoratore, i quali trovano delle utili indicazioni non solo sulla composizione e sullo smaltimento, ma anche in relazione al contatto accidentale, ingestione, inalazione di liquidi, polveri, fumi e odori.
Cos’è la scheda di sicurezza prodotto?
Per capire meglio l’importanza e il significato della scheda di sicurezza e la sua valenza, immagina di avere tra le mani un’etichetta molto più grande rispetto a quella che trovi sulla confezione di un prodotto. La scheda di sicurezza riporta perfettamente le caratteristiche nascoste di una sostanza, di un preparato o di un componente e dovrebbe essere proposta sempre in accompagnamento del prodotto stesso da fine produzione all’utilizzatore finale.
Tali schede aiutano molto in fase di valutazione e gestione del rischio chimico, suggerendo anche le misure da adottare in caso di manifestazioni di problematiche relative alla salute della persona. Dalla scheda prodotto si evince quanto una sostanza possa essere potenzialmente nociva.
La scheda di sicurezza non pone al riparo dai rischi caratteristici di quella sostanza, ma contribuisce a trasferire al lettore la consapevolezza di ciò che sta utilizzando o che ha di fronte.
Come interpretare il rischio chimico
Non ha senso dire che un prodotto è pericoloso, così come non avrebbero rilevanza altre affermazioni simili. Non ha nemmeno grande significato affermare che una sostanza è più pericolosa dell’altra: chi potrebbe dire con certezza che la soda caustica è più pericolosa dell’acqua ragia? Oppure che una vernice antiruggine sia più pericolosa rispetto a un collante per l’industria edile? Esprimere un giudizio arbitrario non porta ad alcun vantaggio in quanto molto dipende dal contesto in cui questi prodotti classificati come pericolosi vengono maneggiati, stoccati, lavorati. Richiamando l’esempio di cui sopra, la soda caustica se ben conservata non presenta grande pericolosità, ma diventa fonte di pericolo se viene lasciata a disposizione delle persone, magari in un contenitore rovinato e utilizzata mescolata alla candeggina. Ciò fa capire come il rischio chimico sia da intendere in base alle circostanze: il medesimo prodotto in un contesto può essere innocuo, ma in un altro potrebbe accrescere il suo potenziale pericolo. L’acqua ragia, se conservata erroneamente in una bottiglia di plastica diventa fortemente pericolosa (tenderà a erodere e sciogliere il materiale), mentre se tenuta nel suo barattolo metallico ben avvitata il rischio chimico sarà praticamente nullo.
La lettura delle schede di sicurezza aiuta il soggetto nell’interpretazione del rischio chimico di una sostanza e della sua valutazione, agevolando la comprensione dei possibili effetti e delle misure cautelative da prendere.
Il concetto di esposizione al rischio chimico
I pericoli possono manifestarsi anche a distanza di tempo: l’inalazione per 10 secondi di un fumo emesso da una sostanza potrebbe non causare alcun effetto, ma se questo tempo fosse prolungato allora potrebbero sorgere dei problemi. In questi casi di parla di esposizione al rischio, il cui concetto però non è da legare strettamente al fattore tempo. Infatti un soggetto esposto è colui i quale lavora e agisce in un’area nella quale vi è una fonte di rischio.
In fase di compilazione DVR rischio chimico è importante esplicitare la quantità utilizzata di prodotto o sostanza pericolosa, le condizioni di impiego, il tempo in cui si svolge l’operazione, la presenza di altre sostanze che potrebbero reagire con quella maneggiata le possibili vie di contaminazione (naso, bocca, pelle, contatto).